oggi

dal no, allo scaricabarile, ed ora al bla bla?

Quando chiusero disse che era definitivo, per il nostro bene, li avremmo ringraziati. Cercavano di seppellirci ma noi eravamo e siamo ancora vive. Per questo ci detestano.

Poi arrivò la lunga stagione dei no: no al TAR, no al riesame, no a iniziative verso la Regione.

Poi la stagione dei diversivi: facciamo un progetto sperimentale, revisioniamo i parametri dell’accordo Stato Regioni, usiamo il potere legiferante delle Aree Interne per fare una legge sui punti nascita di montagna. Non ci siamo mai opposte a nessuna di queste idee, ben vengano tutte le iniziative che modifichino quell’accordo assurdo che in realtà è servito per fare un taglio lineare ai punti nascita. Ma abbiamo anche sempre preteso che si agisse nell’immediato con la riapertura del punto nascite rubato: atto proprio della Giunta regionale e contemporanea richiesta di riesame al Ministero, d’altronde il governatore Rossi in Toscana fece così per Piombino e Piombino non fu mai chiuso. Ma dalla Regione Emilia Romagna non ci fu ascolto.

Così abbiamo bussato al ministero della Grillo, ma ci han detto che era competenza esclusiva della Regione riaprire, ma in Regione invece ci han detto di avere le mani legate dalla legge e dal parere ministeriale. Lo scaricabarile dei divieti.

Poi Bonaccini capì che non sarebbe durato a lungo a giocare serrato in difesa e allora rilanciò la palla in attacco, nel campo avversario: “mi batto per la riapertura, è il ministero che non ci convoca”. E via una altro scaricabarile dei poteri durato un anno fra PD-Bonaccini da una parte e M5S dall’altra.

Poi arrivarono le elezioni regionali e con esse una brutta aria per Bonaccini, le sardine funzionavano a meraviglia giù in pianura, ma su in montagna proprio no, è stato troppo sfrontato lo sfregio di anni di abbandono. Ed ecco i pentimenti in diretta TV per aver chiuso i punti nascita, “è stato un errore indotto più che voluto, ma certamente se tornassi indietro mi piacerebbe non rifarlo” (orrore! Regione e Ministero Lorenzin si “inducevano” a vicenda!), fino ad arrivare a proclamare la riapertura dei punti nascita durante una visita del ministro Speranza. Tutto ciò che prima era tabù scientifico, intoccabile inviolabile dopo era diventato magicamente già fatto, pronto, senza problemi, in barba alla pletora delle corporazioni mediche usate fino a quel momento per spaventar la gente. Le elezioni lo hanno visto vincitore in Regione ma perdente assoluto in tutto il dorsale montano della Emilia Romagna, questa era la prova che la prepotenza in politica non paga. Le seconde fila di fuoco in sua difesa costituite dai sindaci al limite son servite per le proprie rielezioni ma son risultate inutili nel portare acqua al suo mulino.

Ed eccoci qui OGGI, dopo una emergenza mondiale da Covid, con un armadio di promesse fatte, di soldi pronto uso, ma con una rete di assistenza sanitaria al limite del collasso per mancanza di medici, addirittura carente di 24 anestesisti nella sola provincia reggiana, una rete periferica smantellata e un MIRE fagocitante approvato per la gioia di qualche primario e della alta borghesia cittadina. Annunci su annunci ma nessun piano dichiarato, nessuna paginetta scritta, nessuna data, tutto ampiamente coperto dal grande alibi Covid che consente di giustificare anche l’incapacità di rispondere all’assistenza della popolazione per le visite e le analisi strumentali.

Da parte nostra abbiamo adottato autonomamente una sospensione fino a luglio, giusto per non interferire con l’emergenza Covid, ma ora è il momento di capire: quali sono le reali intenzioni di Bonaccini? Dimostrare nei fatti che il suo modo risolutivo è vero ed efficace o addormentarci con orizzonti temporali di mandato legislativo, e poi scappare a Roma gabbando San Petronio?

Intende chiedere il riesame? Di certo no per evitare la figuraccia dei documenti mandati la prima volta.

Intende riaprire sulla base di un protocollo speciale-sperimentale? Lo mostri, ce lo faccia leggere, se esiste.

O vuole buttarla nell’iperspazio attendendo la chimera della revisione dei parametri dell’accordo Stato Regioni?

Vuole chiudere la questione o la vuole lasciare aperta?

Intanto le donne di montagna continuano a soffrire e la sicurezza non è certo garantita nei parti in ambulanza o coi trasporti d’urgenza tirati per i capelli in elicottero.

In questa partita lui ci ha messo la faccia, scopriremo presto qual’è la sua veramente.

Noi non molleremo fino alla riapertura.


“Certamente se tornassi indietro non vorrei rifare l’errore:

chiudere tre punti nascita in piccoli comuni della montagna”

Stefano Bonaccini

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