Quelli che volevano cambiare l’Italia

Solita fotina dell’assessore di turno, solita foto dei sanitari davanti all’ospedale, solito titolo di milioni destinati alla sanità reggiana.

Si consuma così, con la solita retorica istituzionale, il rito della celebrazione dei bravi amministratori.

56 milioni presi dall’Europa con il PNRR, soldi che prima o poi in gran parte andranno restituiti. Si risolve quindi il problema della mancanza di medici istituendo nuove borse di studio per allargare l’arruolamento? No, l’assessore rimanda il problema a Roma.

Non si fa business con il personale, anzi, sono costi da sostenere.

Meglio spenderli per comperare computer e programmi, qualche attrezzatura e ancora tanto, tanto mattone: 9,3 milioni per il sistema informatico dell’accettazione/urgenza, 9 milioni in apparecchiature, 12 milioni in antisismica, 10 in ristrutturazioni e nuove costruzioni, quel che rimane boh.

Ok, tutto molto bello e ammirevole, così come la nuova strategia annunciata: “l’assistenza territoriale per stare più vicini ai cittadini”.

Belle parole, belle promesse che poi scivolano come su una buccia di banana ad un anno esatto della promessa solenne di Bonaccini di riaprire i punti nascita di montagna che aveva chiuso, l’unico servizio di assistenza territoriale davvero indispensabile in una area vasta e difficile da percorrere.

Come se la cava Donini alla domanda del giornalista? Male, veramente male, come uno studente rimandato a settembre che non ha studiato: abbiamo detto alle USL di fare un piano (lo hanno fatto? boh!), continuiamo a chiedere al Ministero (hanno risposto? cosa dicono? boh!), ma poi la pandemia, ora la guerra e i rifugiati… forse domani il clima e le locuste.

Caro Donini e caro Bonaccini: davvero, se non siete in grado neanche di riaprire quello che avete chiuso e se questo è il vostro impegno e la vostra parola… potete sempre sperare che Speranza vada da un’altra parte per poter dire “spiacenti, non è colpa nostra”…

Ma non scrivete libri su come cambiare l’Italia.

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