Era nostra intenzione saltare a piè pari questa balorda fase di schermaglie fra partiti sulla riapertura del punto nascita di Castelnovo ne’ Monti in quanto è chiaro ai più che il Covid stravolge le priorità.
Saremmo tornate noi per prime alla carica quando i tempi lo avrebbero permesso.Purtroppo il comunicato dei consiglieri regionali del Pd Andrea Costa, Roberta Mori, Ottavia Soncini è un esempio di realtà virtuale che va puntualizzato.
Quando essi sostengono di aver “verificato l’attuazione e ottenuto dall’Assessore Donini garanzia del fatto che la sperimentazione riprenderà” confondono la predisposizione del protocollo sperimentale con la sperimentazione stessa.
Precisiamo quindi:
a) non era e non è in atto nessuna sperimentazione relativa alla attività del punto nascita dell’ospedale di Castelnovo, il quale è stato chiuso su delibera del Presidente Bonaccini il 4 ottobre 2017 e tutt’ora permane chiuso.
b) il protocollo sperimentale annunciato il 23 gennaio 2020 da Bonaccini a tre giorni dal voto regionale, ribadito il giorno dopo dal sindaco Bini come la soluzione che avrebbe riaperto il punto nascita prima di 60 giorni, NON E’ MAI ESISTITO.
c) la direttrice generale del servizio sanità della Regione Emilia Romagna dottoressa Petropulakos il 28 ottobre 2020 ha dichiarato con propria lettera indirizzata al Presidente dell’assemblea legislativa della Regione: “In relazione alla riapertura sperimentale dei PN di montagna, SI PRECISA CHE ATTUALMENTE LA REGIONE HA INTERLOCUZIONI VERBALI con il Ministero della Salute, gli Enti Locali e le direzioni generali delle AUSL, con lo scopo di arrivare alla completa definizione del protocollo sperimentale”.
Nella stessa lettera la direttrice afferma che le INTERLOCUZIONI sono state sospese, riavviate, poi subìto un nuovo rallentamento senza interrompersi dando mandato alle direzioni delle Aziende USL e Ospedaliere di individuare le criticità emergenti.
Chi sa leggere l’italiano capisce quindi che non è sospesa la sperimentazione ma è a rilento la definizione di un protocollo operativo per avviare la sperimentazione.
A questo punto vogliamo ricordare che le esigenze elettorali e il bisogno di salvar la faccia del Presidente Bonaccini costringe le donne di montagna ad aspettare un protocollo ad oggi inesistente che deresponsabilizzerà il legislatore e le AUSL poiché sarà applicato solo dietro firma della partoriente su base volontaria.
In realtà la legge già esiste e definisce gli standard di sicurezza necessari per i punti nascita di primo livello e già esiste la legge che consente le deroghe per i punti nascita che rispettano detti requisiti ma che hanno un numero di parti inferiore ai 500 annui, ovvero essere posti in un territorio orogeografico difficile.
Più onesto e serio, ed anche più rapido, sarebbe stato quel che da tempo chiediamo: inviare al CPNn ministeriale richiesta di revisione del parere (consultivo) per la deroga al numero di 500 parti e deliberare l’immediata riapertura del punto nascite nel pieno rispetto degli standard di sicurezza, nell’attesa di detta revisione. Soprattutto mandando e Roma per la richiesta di revisione i dati veri dei tempi e delle distanze da Reggio oltre alla comunicazione che i medici sono sempre quelli dal Santa Maria Nuova.
La politica continua ad usare le donne, la maternità e i punti nascita per squallide schermaglie, nascondendosi dietro l’alibi della sanità e della sicurezza: se avesse davvero a cuore le persone smetterebbe immediatamente questo teatrino delle falsità.
