Nel ringraziare i giornali locali per aver pubblicato un articolo relativo al bilancio di 5 anni di lotta del comitato Salviamo le Cicogne, ci preme precisare meglio le nostre intenzioni operative, in particolare alla Gazzetta di Reggio, poiché dal titolo del suo articolo ne fuoriesce un equivoco.
Per chiarezza specifichiamo che non intendiamo chiudere il comitato Salviamo le Cicogne e neanche diventare un gruppo politico: le Cicogne non possono morire e torneranno a parlare ogni qualvolta ce ne sarà bisogno, e la lista che abbiamo costituito non è un partito politico ma una lista civica.
Il nostro intento, nello stilare questo lungo bilancio, era spiegare che la Regione ed il Sindaco non sono riusciti a seppellire l’argomento punto nascita perché in questi anni siamo riuscite a tenerlo vivo all’attenzione della cittadinanza.
Per questo consideriamo portata a termine la nostra missione: ora tocca ai cittadini prendersi le proprie responsabilità usando il potere elettorale che ogni 5 anni gli vien loro conferito.
Se dovesse essere rieletto Bonaccini non ci saranno più speranze per i punti nascita in montagna e la lotta di 5 anni portata avanti dalle Cicogne, dalle donne e dai cittadini della montagna, andrà irrimediabilmente perduta.
Bonaccini e chi per lui stanno giocando come al gatto con il topo nonostante si tratti della sicurezza di donne e bambini, cinicamente spergiurano di aver le mani legate pur avendo pieno potere sulla materia: in Toscana nonostante il parere ministeriale negativo il presidente Rossi non ha mai chiuso il punto nascita di Piombino.
Invece in Emilia Romagna, Bonaccini ha chiuso tutti i punti nascita della montagna lasciando aperti quelli sotto i 500 parti della pianura, nonostante siano distanti pochi chilometri da altri; per fare questo si nasconde dietro un parere consultivo espresso ad arte dal precedente ministero Lorenzin basato su dati non veri relativi ai tempi di percorrenza e al prestito del personale medico.
#iostoconlecicogne
