Amano farsi belli sparando numeri. In questo anno elettorale continuano ad uscire sui giornali notizie di soldi stanziati per la comunità, anche se questa volta i 5 miliardi che Manghi vanta sono già stati spesi a partire dal 2014. Sono numeri difficilmente giudicabili (è tanto? son pochi? li han già detti altre volte? rispetto ad altri son meno o son di più?) ma sono utili ad una narrazione che considera la nostra Regione un passo avanti sempre. E soprattutto sembrano sempre un regalo del cielo, il segno tangibile di grande generosità del personaggio ritratto in foto, la riprova di quanto sono bravi i “nostri”. Ma non sono soldi dovuti? Non sono normali erogazioni annuali che spettano alla provincia di destinazione che la Regione è tenuta a distribuire? Cosa c’è di così esemplare in tutto questo? Questa pubblicizzazione a mezzo stampa non è fuori luogo come quella di una banca che decidesse di vantarsi in pubblico per soldi che ha restituito ai correntisti che ne hanno fatto richiesta? Se ognuno dovesse glorificarsi per il proprio dovere compiuto, per il minimo sindacale richiesto, saremmo sommersi da titoli per i genitori che mandano a scuola i figli, per i chirurghi che operano d’appendicite, per i treni che arrivano in orario. E noi emiliani continueremmo così in eterno a ritenerci migliori degli altri, diversi, e per dirla come l’attuale campagna elettorale di Bonaccini, sempre “un passo avanti”. Già… il “Presidente 2.0”! Una immaginifica figura ormai trasfigurata in un simbolo fatto di barba e Ray-Ban… altro che Clint Eastwood oppure quell’uomo forte con gli stivali e i pugni ai fianchi che ha popolato un ventennio, qua si tratta dell’uomo della provvidenza contro il ritorno al medioevo barbarico! Ci spiace essere stonati rispetto al coro dei suoi sostenitori, ma non siamo sardine che debbono demonizzare la controparte politica, il nostro mestiere non è portar acqua a qualcuno, la nostra missione è dar voce alla verità sulle ingiustizie compiute e smascherare i falsi propositi di chi cerca di venirne fuori con il più becero degli scaricabarile. Le persone si valutano per i fatti e le scelte compiute e non per le parole ed i valori con cui si travestono. I 5 miliardi in cinque anni sono una voce di bilancio dovuta e non una gentile concessione del Re. I 4 miliardi e mezzo di spese sanitarie sono l’86% di ogni bilancio regionale, perchè lo Stato italiano attribuisce alle Regioni le competenze di spesa e di gestione. E se i medici sanno come curare l’appendicite piuttosto che fare il trapianto cuore-polmoni non lo debbono a Bonaccini, ma ai loro genitori che li han fatti studiare, alla medicina che ha fatto passi avanti continui (lei sì!) a livello mondiale, a loro stessi che da bravi emiliani romagnoli di qualsiasi preferenza politica hanno nel DNA il senso della responsabilità e la dedizione all’impegno come marchio identitario. Ma davvero qualcuno crede che se veniamo curati e assistiti ciò sia un miracolo dei nostri politici e che attraversato il Po ci siano solo palude e zanzare? Purtroppo questo modo di fare da idolatria di piazza produce sempre gli stessi effetti, sia che siamo negli anni venti o nel nuovo millennio: indottrinamento culturale e mancanza di senso critico. Com’è possibile che Bonaccini possa far gli occhi del pentito in tv dicendo che ha sbagliato a chiudere i punti nascita di montagna e sostenere che in fondo non è colpa sua e lui non può farci niente perché spetta al governo? E’ da un anno che il Ministero ha detto che è disponibile a rivedere la richiesta di deroga se la Regione la ripresenta ma lui continua a far finta di non sentire e allontana da sè il problema dicendo che occorre una revisione dell’accordo Stato Regioni. Noi non siamo contrari alla revisione, e neanche alla fantasia delle aree interne legiferanti, ma ciò non è compatibile con l’urgenza di riaprire e mettere in sicurezza le donne della montagna.Qualcuno ci dirà: “ma è solo il più piccolo dei problemi, il resto è eccellenza”. E’ “eccellenza” il progetto megatrofico del MIRE che dai 26 milioni di euro è già a 42 milioni senza aver posato ancora il primo mattone? Che progettualità sanitaria ha questo oggetto del desiderio se non quella di chiudere tutti i punti nascita della provincia? E come giudicare le contraddizioni continue e nascoste da questa amministrazione? Chiusura di servizi e reparti, carenze incredibili di professionisti (buco di 23 anestesisti a Reggio? Come si può arrivare fino a questo punto senza trovare rimedi?), 6 ospedali aperti e ridondanti in provincia e l’idea di far fare ai pazienti un tour sanitario dal Po al crinale per ricevere una prestazione, blocco delle liste di prenotazione e continuo spostamento delle prenotazioni in ulteriori sottotasche fino a che i pazienti non vengono più censiti per poter dire che si rispettano gli obiettivi statistici previsti dalla legge… No, cari amministratori, l’uso delle cifre per autopromuoversi non può nascondere ciò che è frutto della vostra responsabilità e neanche potete nascondervi dietro il lavoro duro e silenzioso dei medici e degli infermieri che fanno della nostra sanità qualcosa di cui andare orgogliosi. Umiltà e consapevolezza sarebbero gli unici strumenti utili per provare a rimediare ad una situazione ormai scappata di mano, ma purtroppo non fanno parte della vostra dotazione, non ce la potete fare.
Oltre le colonne i leoni
